Nella mia casa milanese si aggirano centinaia di Elvis in miniatura che mi tengono compagnia. Proprio come gli gnomi di Babbo Natale. Un esercito di piccoli Elvis che fanno capolino da ogni angolo e sotto ogni forma possibile. Non c'è stanza dove non sia sistemata una statua, un manifesto del cinema, una lampada, un busto o qualche memorabilia ispirata al Re.
E' la mia Graceland privata, un luogo per me delizioso ed estremamente accogliente, dove tutto mi ricorda la mia grande passione per Elvis. Qualcuno deve averla trovata curiosa, dato che qualche tempo fa mi hanno chiesto di pubblicarla sul mensile AD.
La copertina di AD - Agosto 2009 |
Eccola qua. Ve la mostro volentieri, senza per questo voler ambire al primato dell'unica e inimitabile Graceland, che ancora oggi è (meritatamente, e chi l'ha vista lo sa...) la dimora privata più visitata degli Stati Uniti (seconda solo alla casa Bianca!).
Purtroppo dal servizio non si vede che una parte della collezione, ma già dal titolo si capisce cosa ci si può aspettare. Per meglio comprenderlo, ecco un estratto da AD.
Buon tour!
PS: per la lettura, vi suggerisco la colonna sonora più adatta.
Si tratta di "ONE" nella splendida versione di Johnny Cash (che, se notate, vi osserva dallo schermo della TV!)
Purtroppo dal servizio non si vede che una parte della collezione, ma già dal titolo si capisce cosa ci si può aspettare. Per meglio comprenderlo, ecco un estratto da AD.
Buon tour!
PS: per la lettura, vi suggerisco la colonna sonora più adatta.
Si tratta di "ONE" nella splendida versione di Johnny Cash (che, se notate, vi osserva dallo schermo della TV!)
In un prossimo post, ulteriori dettagli relativi alla Elvis Mansion.
Buona lettura!
Buona lettura!
Quello che segue, per quei due o tre che fossero interessati, è il testo tratto dall'articolo di AD:
rock nel loft
Quadri e statuine dedicati a Elvis Presley caratterizzano un loft milanese
progetto di Massimo Rosati – testo di Anna Mazzotti – fotografie di Giuseppe Molteni e Roberta Motta
Se, come sosteneva oscar Wilde, l’unico modo di liberarsi di una tentazione è cedervi, quando si tratta addirittura di amore a prima vista allora non si deve avere la minima esitazione nel far proprio l’oggetto del desiderio. Subitanea, inattesa, per l’architetto Massimo rosati è scoccata la scintilla quando ha visitato un loft ricavato in una ex-fabbrica milanese – situata in una tranquilla zona attraversata dal naviglio della Martesana – recuperata e trasformata in vari appartamenti: spazi ariosi, grandi altezze, la luce che entrava copiosa, irruente, dalle gigantesche vetrate affacciate sul verde del cortile interno... era arrivato a casa. I lavori non erano ancora terminati, ma il loft era già suo.
“Appena ho visto gli ambienti ho subito immaginato come sarebbero diventati”, racconta Rosati. “Arredi bianchi, essenziali, per esaltare, amplificandola, la straordinaria luminosità degli interni e, allo stesso tempo, per valorizzare le caratteristiche della strut-tura industriale. Dopo aver vissuto per anni in case d’epoca, piene di mobili importanti e di colori caldi, è stato decisamente un cambiamento di vita totale”. e così è diventata la casa: bianca, lineare, elegante e giocosa, di carattere ma senza sovrastare quanto è stato preservato dell’aspetto originario, suddivisa tra il living e la zona soppalcata che una scala divide tra camera da letto e studio; accogliente, confortevole, che invita al raccoglimento e allo stesso tempo induce a librarsi oltre le vetrate delle cinque enormi finestre di due metri per quattro, lasciate senza tende per godere del verde del giardino.
Una dimora che racconta il proprietario: grande rigore e profonde passioni. Il design d’autore, per iniziare. Fra il candore del pavimento, delle pareti, delle librerie e dei divani, nel soggiorno spiccano, neri, due pezzi d’arredo scelti come omaggio a due grandi designer: la chaise longue LC4 di Le Corbusier e The Great JJ di I Tre, rivisitazione della lampada con braccio a pantografo di Jac Jacobsen. Poi la passione per le collezioni, composte per lo più di pezzi dagli anni ’50 ai ’70, i prediletti dal padrone di casa: poster cinematografici, una raccolta di statuine vintage raffiguranti Donald Duck posta su un armadio, uno stormo di paperelle di gomma nell’antibagno, molte delle quali sono caricature di personaggi famosi.
Ma, soprattutto, onnipresente, l’omaggio a Elvis Presley, grande icona del XX secolo e, secondo Rosati, “il più grande cantante di tutti i tempi”. Nel soggiorno, ovunque si ammirano stampe e quadri di artisti americani che rappresentano elaborazioni grafiche del cantante. Sulla libreria, che accoglie una vasta raccolta di cd, si staglia un grande neon da bar, acquistato in Germania, che raffigura the King; in cucina, sopra un mobile cinese, poggiano due decanter in porcellana per whisky, americani, sempre dedicati al re del rock. Ma è nelle cinque vetrine dello studio che trionfa l’omaggio a Presley, attraverso oltre trecento pezzi dagli anni ’70 a oggi, in particolare action figures dell’artista che indossa i suoi celebri costumi di scena, realizzati in resina, porcellana, legno, metallo, ma anche in vetro soffiato o lavorati a maglia. Alcune statuine poi sono personaggi dei cartoon: Topolino, Pippo, Linus, Titti, la Pantera rosa e altri ancora, naturalmente tutti vestiti come lvis.
Nella vicina zona notte soppalcata, la nitida semplicità del bianco e del legno fanno da sfondo a oggetti inusuali: una cassetta di birra, proveniente dal Camerun, trasformata in portaoggetti, un pannello cinese in legno che riporta incisa una frase di Mao, un aquilone afghano preso a Kabul, una stampa su carta di riso realizzata dai monaci del monastero cinese di Shaolin raffigurante alcune posizioni del Kung Fu, arte marziale praticata – altra passione – dal padrone di casa. Perché è nell’atmosfera zen della stanza dedicata ai sogni che Massimo Rosati ha voluto che i suoi ricordi di viaggio più cari si mescolassero, nel brusio dei pensieri che affollano la mente prima del sonno, ai progetti del domani.
2 commenti:
Grande!
Una marcia in più!
Pigi
Bellissimo Loft e bellissima passione (per Elvis...).
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